Forum Radio e TV Private locali amatoriali FM AM, dagli anni 70 ad oggi - Radio digitale a metà del guado: Rai e Mise battano un colpo
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 Radio digitale a metà del guado: Rai e Mise battano un colpo
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samurai
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Inserito il - 28/09/2016 : 20:01:39  Mostra Profilo Invia a samurai un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Evitare che la diffusione della radio digitale in Italia diventi “l’ennesimo cantiere incompleto in Italia”. Ma per ottenere il risultato è necessario uno sforzo corale, a partire dalla Rai e dal Mise. Viale Mazzini deve fare di più per sostenere lo sviluppo del DAB in termini di investimenti, copertura (ampliandola all’interno delle gallerie autostradali e indoor), nuovi impianti, nuovi programmi e servizi disegnati per la radio del futuro. Non è un caso se in Norvegia, Germania (Ard) e Regno Unito (Bbc) i paesi europei dove la radio digitale è più diffusa, il decollo del DAB sia stato promosso dal servizio pubblico. Questo in sintesi il messaggio che emerge dal convegno organizzato ieri a Roma dall’Agcom ‘La radio digitale in Italia: un’opportunità per i cittadini, il mercato e le imprese’ per fare il punto della situazione.

Rai e Mise battano un colpo

Ma anche il Mise è chiamato a sostenere l’industria, in particolare quella automobilistica, con incentivi fiscali ad hoc e tempi certi, dettati per legge, per il rilascio sul mercato di nuovi apparecchi radiofonici di ricezione (radio e autoradio) compatibili con il DAB ma anche con l’FM, lo standard analogico per il quale, diversamente da quanto avvenuto per il digitale televisivo, non è previsto lo switch-off. L’obiettivo è creare la massa critica di consumatori e convincere i produttori, soprattutto il settore automative, a portare la radio digitale di serie a bordo delle macchine.

Il quadro

L’Autorità rivendica il lavoro svolto in questi anni, nelle parole del presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani: “Il lungo percorso di pianificazione della rete radiofonica digitale, che ci ha portati fin qua, lo abbiamo concretamente avviato nell’aprile del 2012. In totale in questi ultimi 4 anni abbiamo pianificato 16 bacini locali sul totale dei 39 previsti, corrispondenti a circa il 42% della popolazione. Un buon lavoro, soprattutto se commisurato al sostanziale immobilismo dei primi anni successivi al varo del primo regolamento Agcom in materia. Ma un lavoro che va necessariamente completato perché non intendiamo fare del DAB l’ennesimo cantiere incompiuto di questo nostro paese”, ha detto Cardani
“Ci sentiamo di prendere un impegno al riguardo, per quanto è nei limiti delle nostre forze e delle nostre competenze – ha proseguito -. E solleciteremo la massima collaborazione con tutte le altre istituzioni coinvolte, in primis col Ministero, per giungere a soluzioni condivise e durevoli. Chiamiamo però anche tutti gli altri attori al massimo sforzo”.
Secondo Cardani “uno sforzo speciale deve compierlo la concessionaria del servizio pubblico, che non solo deve fare ciò che il contratto di servizio le chiede di fare; ma a cui mi sentirei di rivolgere l’invito a sentire come proprio – più di quanto fatto finora – questo progetto di ammodernamento del paese“. “Uno sforzo ulteriore compete alle imprese private del settore ed alle loro associazioni – ha sottolineato -. Anche se molto è stato fatto, perché le radio nazionali private hanno coperto il 70% della popolazione con le proprie reti digitali e perché anche le più grandi delle radio locali stanno lavorando con intensità. Un compito importante, anche nel segno della creatività e della convinzione, spetta alle aziende produttrici e all’industria automobilistica”.

Serve una dead line per i device

“Ci aspettiamo che l’industria automobilistica creda e investa di più sulla radio digitale. Anche perché, come regolatore, abbiamo progetti ed idee che non sono più compatibili con la vecchia radio analogica installata di serie su tutti i modelli di autovetture. Penso in primis ai servizi evoluti di infotraffico ed all’informazione d’emergenza in mobilità”. Così il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, nel corso del convegno “La radio digitale: un’opportunità per i cittadini, il mercato e le imprese”.
Cardani ha aggiunto che “se Governo e Parlamento si determinassero ad una scelta del tipo di quella compiuta con gli apparecchi televisivi (l’obbligo di aderire al DvbT2 dal primo gennaio 2017 ndr), ossia alla individuazione con legge di una dead line che imponga la produzione e la commercializzazione di apparati radiofonici digitali, avremmo compiuto un grosso passo avanti”.
In pratica, per una diffusione capillare del DAB, oltre alla copertura e alla programmazione, servono apparecchi radiofonici compatibili in commercio: “fissare per legge un obbligo che imponga ai produttori di prevedere il DAB nei nuovi device (ricevitori digitali ndr) a partire dal primo 2017 sarebbe un grosso passo avanti”, ha detto il Commissario Agcom Antonio Martusciello, ripercorrendo le tappe dell’attività svolta dall’Autorità per la radio digitale, ricordando le delibere approvate dal 2009, il beauty contest del 2013, la designazione dei 39 bacini di servizio di cui 16 coperti a partire da Val D’Aosta, Trento, Bolzano con il recente ampliamento a città come Palermo, Napoli e Roma.

Europa

In Europa, l’unico paese che ha fissato al 2017 lo spegnimento dell’analogico è la Norvegia, mentre la Svizzera ci sta pensando, ma più avanti nel 2024.
“Regno Unito e Germania sono ad oggi i maggior mercati Ue della radio digitale in termini di copertura e audience – ha detto Patrick Hannon, Presidente del World DAB Forum – In Germania il DAB è stato lanciato nel 2011 con un forte sostegno della politica e dei Laender. L’ARD ha scritto la roadmap per lo switch over”. L’Olanda, dal canto suo, ha chiesto ufficialmente di rendere obbligatorio il digitale nei nuovi ricevitori FM, mentre in Francia Radio France è on air in alcune zone di Parigi, dove la copertura DAB+ è al 20%.
Nel Regno Unito, le emittenti digitali sono raddoppiate in poco tempo e l’85% delle nuove auto è munita di DAB a bordo.
Un altro vantaggio del DAB+, in particolare per la fruizione musicale via smartphone, riguarda i consumi: “Il DAB consuma metà della batteria rispetto allo streaming attraverso rete mobile”, dice Graham Dixon, Direttore Dipartimento Radio EBU/UER European Broadcasting Union.

DAB+ tecnologia e mercato

“Quello radiofonico è un settore che ha una sua vivacità rispetto a quello televisivo in termini di target e ascolti – dice il Commissario Agcom Antonio Nicita – questa potenzialità può essere potenziata con il digitale, senza switch-off ma con l’uso di incentivi”. L’Autorità dal canto suo può promuovere il DAB+ “individuando nuove frequenze in modalità condivisa LSA (Licensed Shared Access), ad esempio il canale 13 usato dai militari”, aggiunge Nicita. In particolare, l’esperienza automobilistica, già trattata nel comitato M2M in seno all’Autorità per lo sviluppo del 5G, può essere il volano per la rapida partenza del DAB, che dal punto di vista tecnologico presenta indubbi vantaggi rispetto allo streaming IP.
Dalla tavola rotonda con le aziende (STMicroelectronics, Calearo group, FCA Fiat Chrysler Automobiles) è emerso che ad oggi, in Germania il DAB è presente sul 13% delle auto, in futuro i ricevitori FM e DAB saranno integrati.
Altri mercati potenziali sono quelli dei trattori, i camper, i camion (il camionista resta molte ore alla guida).
Dal 2018 entrerà in vigore l’obbligo di ‘telematic box’ a bordo auto, per le chiamate di emergenza. L’avvento di massa del DAB in macchina è alle porte, oggi circa un terzo dei clienti acquista nuove auto con radio digitale a bordo, ma i produttori chiedono di migliorare l’offerta (alla Rai) e incentivi (al Mise) perché se il cliente preferisce il climatizzatore alla radio digitale non ci penseranno due volte privilegiando i desiderata dell’acquirente anche in termini di investimenti.

samurai
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Inserito il - 29/09/2016 : 22:13:12  Mostra Profilo Invia a samurai un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
La misura dello scoordinamento esistente a livello istituzionale (anche) in tema di radio digitale emerge chiaramente dalle parole del presidente Agcom Marcello Cardani rese nel corso del convegno "La radio digitale: un'opportunità per i cittadini, il mercato e le imprese".
"Se Governo e Parlamento si determinassero ad una scelta del tipo di quella compiuta con gli apparecchi televisivi, ossia alla individuazione con legge di una dead line che imponga la produzione e la commercializzazione di apparati radiofonici digitali, avremmo compiuto un grosso passo avanti", ha dichiarato Cardani in relazione all’obbligo di uniformare i ricevitori al DVBT-2 dal primo gennaio 2017 o all'imposizione legislativa per la vendita di apparati DAB+ equipped, ma anche facendo trapelare lo spettro di un possibile (quanto folle per operatori e mercato) modello di switch-off analogo a quello tv analogico/digitale (peraltro basato su presupposti totalmente differenti), andando in aperta contrapposizione con le posizioni espresse nel recentissimo passato non solo dal Mise ma dalla stessa Agcom che sembravano orientata - così come la gran parte dei regolatori comunitari - verso un generale laizzez-faire, nella consapevolezza che il liberalismo tecnologico è l'unico approccio che consente il rapido adattamento del mercato allo sviluppo dei formati digitali (che solo un utopista potrebbe pensare di imbrigliare normativamente). Se è infatti auspicabile che "l'industria automobilistica creda e investa di più sulla radio digitale", Cardani rischia di compiere un errore madornale nello sposare un unico format, peraltro infrangendo il tabù della neutralità tecnologica (che nel caso di specie troverebbe la sua massima espressione nella hybrid radio, modello conciliativo della radio digitale multipiattaforma). "Come regolatore - ha dichiarato Cardani - abbiamo progetti ed idee che non sono più compatibili con la vecchia radio analogica installata di serie su tutti i modelli di autovetture. Penso in primis ai servizi evoluti di infotraffico ed all'informazione d'emergenza in mobilità. Il lungo percorso di pianificazione della rete radiofonica digitale, che ci ha portati fin qua, lo abbiamo concretamente avviato nell'aprile del 2012. In totale in questi ultimi 4 anni abbiamo pianificato 16 bacini locali sul totale dei 39 previsti, corrispondenti a circa il 42% della popolazione. Un buon lavoro, soprattutto se commisurato al sostanziale immobilismo dei primi anni successivi al varo del primo regolamento Agcom in materia". Un lavoro che però, dimentica di annotare il presidente dell'Autorità, ha dato riscontri di audience assolutamente insignificanti e comunque con stime di break-even incompatibili con le risorse degli operatori, anche per la mancata adesione delle case automobilistiche che hanno dimostrato, più che un'indifferenza, un generale disimpegno. Del resto, Cardani ammette che il sistema è in stallo, impantanato nel guado: "Un lavoro che va necessariamente completato perche' non intendiamo fare del Dab l'ennesimo cantiere incompiuto di questo nostro paese". Affermazioni che manifestano chiaramente una pericolosissima ed illogica propensione verso una tecnologia che, alla prova dei fatti, se non rischia di essere spazzata via nel giro di un lustro dallo sviluppo dell'IP broadcasting e format consolidati (LTE Broadcasting, DVB, nella declinazione mobile, ecc.) sarà quasi certamente fortemente minimizzata. D'altra parte, è (per fortuna, vien da dire) estremamente improbabile che "le altre istituzioni coinvolte", in primis il Ministero dello Sviluppo Economico, raccolgano il suo invito "per giungere a soluzioni condivise e durevoli" se improntate solo sul DAB+, anche perché troverebbe un successivo aperto ostruzionismo a livello sovranazionale, posto che l'UE non vuole e non può sposare un monoformato digitale. Non è un mistero che la stessa RAI è ormai scettica sullo sviluppo del DAB+, tanto che Cardani richiede ad essa "uno sforzo speciale", invitandola a fare "non solo quello che il contratto di servizio le chiede di fare" e a "sentire come proprio - più di quanto fatto finora - questo progetto di ammodernamento del paese". Stesso discorso viene esteso dal presidente dell'Agcom "alle imprese private del settore ed alle loro associazioni: anche se molto è stato fatto, perché le radio nazionali private hanno coperto il 70% della popolazione con le proprie reti digitali e perche' anche le più grandi delle radio locali stanno lavorando con intensità. Un compito importante, anche nel segno della creatività e della convinzione, spetta alle aziende produttrici e all'industria automobilistica". Parole che cadranno quasi certamente nel vuoto,visto l'imminente sbarco anche in Italia di Radio Player, una tecnologia sviluppata da BBC UK e già adottata in molti paesi europei che aggrega tutti i contenuti audio prodotti dagli editori radiofonici in un'unica, sofisticata APP che, oltre agli altri vantaggi, rappresenta senza dubbio la migliore possibilità per il medium Radio di trovare spazio nei cosiddetti cruscotti digitali delle vetture di imminente produzione, in virtù della avanzata collaborazione con i principali OEM e, soprattutto, i produttori di automobili. (M.L per NL)
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